Come incoraggiare un bambino cieco a socializzare
Giochi, consigli e riflessioni per incoraggiare un bambino cieco a socializzare e a relazionarsi con gli altri.
La mancanza di contatto visivo reciproco, nelle situazioni di socializzazione, comporta inevitabilmente mancanza di intuitività comunicativa, cosa che può causare disagi e fraintendimenti tra le persone. Quando ci si relaziona con un bambino cieco, dunque, bisogna tenere conto che non sarà in grado di decodificare, ad esempio, la nostra mimica facciale. Il tono della voce e il contatto fisico diventano fondamentali per trasmettergli velocemente il nostro stato d’animo.
Prima di chiedere a un bambino cieco di mettersi in gioco per costruire relazioni e amicizie, bisogna guidarlo e aiutarlo a capire quali metodi può usare per comunicare con gli altri, ascoltarli e capirli. Non serve quindi dire che bisogna evitare di abbandonarlo a se stesso in gruppo senza contemporaneamente guidarlo alla scoperta di sé e degli altri, in base alla sua personalità e alle sue propensioni.
Il percorso all’asilo: giocare per imparare
A partire dall’asilo, le attività per insegnare a un bambino cieco a socializzare devono avere come base il gioco e l’esplorazione del mondo. A questa età, i bambini imparano per imitazione e dalle loro esperienze dirette. In mancanza di esperienza visiva, contatto fisico e il tono di voce devono guidare costantemente il bambino, rassicurarlo e incoraggiarlo.
Ottime quindi le attività di manipolazione degli oggetti, come ad esempio le scatole dei giochi montessoriane o i giochi con il pongo e la pasta e sale; così come altre attività sensoriali, per esempio i percorsi a piedi nudi su superfici diverse.
Le basi sono fondamentali. Quando il bambino viene inserito in un nuovo gruppo o si trova davanti un nuovo amico, possiamo incoraggiarlo a salutare vocalmente l’altro, abbracciarlo, dargli una carezza sulla spalla o una stretta di mano, a presentarsi dicendo il suo nome e per finire con un po’ di allegria a dire qualcosa che lo caratterizzi. Ad esempio: «Ciao, sono Alberto e mi piacciono gli animali».
Il gioco come mezzo per farsi conoscere
A differenza dei bambini che hanno la possibilità di esprimere la propria personalità autonomamente attraverso i giochi classici, i bambini non vedenti hanno bisogno di sfruttare giochi più «riflessivi», ma non per questo meno divertenti, come ad esempio inventare e raccontare storie.